BASKET MY LOVE – OGGI PARLIAMO DEL DREAM TEAM

1992 OLIMPIADI DI BARCELLONA


IL DREAM TEAM

Barcellona 1992 il palcoscenico mondiale delle Olimpiadi assiste ad una svolta “storica” per la pallacanestro per la prima volta vestono la maglia della nazionale a stelle e strisce i professionisti della NBA.
Fino al 1989 la FIBA proibiva ai cestisti NBA statunitensi, e in generale a tutti gli atleti NBA (eccetto gli europei e sudamericani), di partecipare ai Giochi Olimpici, e gli USA avrebbero potuto comunque schierare i giocatori dell’NBA nelle altre competizioni internazionali (mondiali e campionati americani) oppure formare una rappresentativa coi giocatori professionisti non militanti in NBA. La USA Basketball invece decise che dovevano essere i cosiddetti universitari (o collegiali) a rappresentare il loro paese nelle grandi competizioni internazionali. Le stelle NBA vestirono la maglia della nazionale per la prima volta solamente ai Giochi Olimpici di Barcellona del 1992: fu l’esordio del cosiddetto Dream Team.
La decisione di far giocare i professionisti venne presa dopo le due deludenti prestazioni di SEUL (Olimpiadi 1988) dove gli americani vennero esclusi per la finale dall’URSS (che vinse poi l’oro) e per gli USA fu solo bronzo, bronzo che si ripete due anni dopo ai mondiali argentini dove stavolta il giustiziere fu la Jugoslavia.
I responsabili del basket USA si resero conto che il mondo del basket era cambiato e che non bastavano più i “collegiali” statunitensi a contrastare le squadre europee piene di talenti cestistici.
Del resto la fine della “guerra fredda” aveva aperto le porte della NBA a cestisti, dell’Europa dell’Est che iniziavano a militare nelle squadre NBA e non solo.
Oramai non era più un “mondo riservato” solo agli americani.
Nella stagione 2018-2019 sono 108 i giocatori non americani che militano nelle squadre NBA

La decisione: in campo i “pro”
Il Dream Team del 1992 nacque anche e soprattutto per lavare l’onta della sconfitta del 1988, che fece comprendere al mondo cestistico made in USA l’inadeguatezza dei team di soli universitari nelle grandi competizioni. Gli USA capirono, definitivamente, che anche in Europa (e non solo) c’era ormai un folto gruppo di giocatori di alto livello, materiale interessante che adesso faceva ancor più gola alle franchigie della NBA, senza più il paradigma della superiorità dei giocatori indigeni.
Il Dream Team (la squadra dei sogni) è appunto il soprannome che venne dato alla squadra statunitense di pallacanestro che vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Barcellona 1992, schierando un mix di campioni come mai si erano visti tutti assieme.

Risultati del torneo di qualificazione
Sei vittorie e nessuna sconfitta questo il ruolino di marcia degli Usa nelle qualificazioni che travolsero tutti gli avversari con almeno 30 punti di scarto
USA 136 – Cuba 57, USA 105 – Canada 61, USA 112 – Panama 52, USA 128 – Argentina 87, USA 119 – Porto Rico 81, USA 127 – Venezuela 80

Formazione
Il team che vinse il torneo di qualificazione a Barcelona ’92 era composto da 12 tra i cestisti migliori e solo nel leggere i nomi della lista si può capire perchè sono “la squadra dei sogni” :
Charles Barkley (Phoenix Suns), Larry Bird (Boston Celtics), Christian Laettner (Duke University),
Karl Malone (Utah Jazz), Chris Mullin (Golden State), Scottie Pippen (Chicago Bulls), David
Robinson (San Antonio Spurs), Jogn Stockton (Utah Jazz), Clyde Drexler (Portland Trail Blazers),
Patrick Ewing (New York Knicks), Earvin “Magic” Johnson (Los Angeles Lakers), Michael Jordan (Chicago Bulls)
La squadra aveva un potenziale impressionante, potendo contare tra le altre cose su due leggendarie coppie di cestisti dell’NBA: il duo Stockton-Malone (Utah) e quello Jordan-Pippen (Chicago), fresco di repeat; gli altri sette giocatori (Laettner era un collegiale) erano comunque tutti uomini-franchigia delle rispettive compagini. Gli undici professionisti erano tutte pluri-All-Star, ed erano partiti tutti titolari nell’ultima sfida Est-Ovest (Pippen sostituì come starter l’infortunato Bird) tranne Stockton; in futuro, inoltre, sarebbero tutti stati inseriti come singoli giocatori sia nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame (dove sarà inserito anche il Dream Team in sé) sia (tranne Mullin) nell’elenco dei 50 migliori giocatori del cinquantenario della NBA. Questi cestisti avevano vinto gli ultimi 9 titoli di MVP stagionali.

Nel team USA era presente tutto il primo quintetto All-NBA della stagione appena passata e 4/5 del secondo; tra questi tutti (tranne Pippen) erano stati già inseriti almeno 3 volte nei quintetti ideali. La stella assoluta dell’NBA di quel periodo, era Michael Jordan (già olimpionico nel 1984 con Ewing e Mullin); Jordan fu nominato capitano della squadra assieme a Earvin “Magic” Johnson e Larry Bird. A completare il quadro dei nove (dieci con Laettner) mostri sacri della pallacanestro d’oltreoceano c’erano infatti questi due leggendari giocatori-bandiera della NBA: Bird (Boston Celtics), che aveva disputato le ultime stagioni a ottimi livelli pur limitato dagli acciacchi dell’età, e Johnson (Los Angeles Lakers), ritiratosi nel novembre 1991 dopo aver saputo di aver contratto il virus dell’HIV. Johnson era però tornato in campo per l’NBA All-Star Game 1992 (vincendo il titolo di MVP), e nell’estate era stato selezionato per il Team USA. Per entrambi i cestisti si tratterà del canto del cigno di una straordinaria carriera sui parquet: Bird annuncerà il ritiro dopo aver vinto l’oro olimpico, mentre Johnson tenterà un brevissimo ritorno nell’NBA nel gennaio 1996 per poi allontanarsi definitivamente dal professionismo al termine del playoffs di quell’anno.

Questa squadra straordinaria venne tenuta sotto il limite massimo della sua potenziale grandezza dall’obbligo di inserire un collegiale, Laettner (già membro della sfortunata spedizione dei dilettanti ai Mondiali del 1990), ancora privo di esperienza professionistica, al posto di giocatori più qualificati. Laettner era comunque un eccellente e pluripremiato giocatore a livello universitario, reputato tra i più grandi giocatori collegiali della storia, ed ebbe in seguito una discreta carriera in NBA; tuttavia di fronte a tanti mostri sacri di questo sport non poteva che essere l’anello debole del team.

La scelta della USA Basketball per l’allenatore della rappresentativa statunitense era caduta su Chuck Daly: il futuro Hall of Fame aveva appena lasciato (nell’estate del 1992) i Detroit Pistons per i New Jersey Nets: nei 9 anni a Detroit era arrivato tre volte consecutive alle Finals vincendo due titoli. Pur non avendo esperienza pluridecennale nella lega Daly aveva portato i Pistons ad altissimi livelli: i Bad Boys avevano stupito l’NBA con il loro gioco fisico e aggressivo, riuscendo a scalfire il dominio di Celtics e Lakers e, trascinati da Dumars e Isiah Thomas, avevano ottenuto il repeat (1989/1990). Daly aveva una lunga striscia di stagioni dal bilancio positivo, che lo avevano portato a essere considerato tra i migliori coach in circolazione; inoltre, dopo Pat Riley, era l’allenatore in attività con più anelli conquistati (a pari merito con K.C. Jones).
Come assistenti Daly poté contare su un altro coach NBA, l’espertissimo coach Hall-of-Fame Wilkens, e su due ottimi allenatori a livello di college come Carlesimo e Krzyzewski (Hall-of-Fame con esperienze con la nazionale USA).

L’andamento della squadra
Dopo aver vinto la preolimpica a Montecarlo dando 40 punti ai francesi, il Dream Team sbarcò a Barcellona come una della maggiori attrattive sportive e mediatiche dell’evento a cinque cerchi. A causa di questa formazione di stelle, le partite della squadra iniziavano di solito con la squadra avversaria che scattava foto ai propri idoli.

La squadra vinse tutte le partite con margini abissali, senza mai la necessità di chiamare un time out, viaggiando ad una media di quasi 44 punti di distacco inflitti. Anche nella fase finale del torneo gli USA imposero la loro legge, dando 51 punti in semifinale alla Lituania di CT Garastas dei soliti Marčiulionis-Kurtinaitis-Sabonis e, e battendo di 32 la Croazia (che pur schierava Dražen Petrović e i futuri atleti NBA Rađa e Kukoč) nella partita valida per la medaglia d’oro. I croati erano già stati battuti ampiamente nel girone eliminatorio, così come la Germania di Schrempf, il Brasile di Oscar e la Spagna di San Epifanio.

Il ruolino di marcia del Dream Team fu:
• USA 116 Angola 48 (gir. eliminatorio)
• USA 103 Croazia 70 (gir. eliminatorio)
• USA 111 Germania 68 (gir. eliminatorio)
• USA 127 Brasile 83 (gir. eliminatorio)
• USA 122 Spagna 81 (gir. eliminatorio)
• USA 115 Porto Rico 77 (quarti di finale)
• USA 127 Lituania 76 (semifinale)
• USA 117 Croazia 85 (finale per l’oro)

Il miglior marcatore della squadra (e del torneo olimpico) fu Charles Barkley con una media di 18 punti a partita e un massimo di 30 realizzati contro il Brasile. Il playmaker John Stockton fu il cestista con il maggior numero di assist (statistica nella quale era il migliore al mondo) della rassegna olimpica.
Mentre l’opportunità di veder giocare assieme i più grandi giocatori del momento venne apprezzata (così come la qualità mostrata), non fu così per l’attitudine con cui la squadra talvolta tendeva a sminuire gli avversari. La grandezza del Dream Team e il suo impatto furono comunque tali da far sì che l’intera nazionale USA di basket maschile fosse successivamente inserita nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, come era già accaduto agli olimpionici del 1960, e nel FIBA Hall of Fame dal 2017.
Il mondo del basket a livello di competizioni fra le nazionali non è più lo stesso.

Ancora oggi il Dream Team c’è e ha visto giocatori del calibro di Kobe Bryant, Lebron James, Carnelo Anthony, Kevin Durant e tanti altri giocare nella squadra con alti e bassi.
Ma nella memoria collettiva il DREAM TEAM resta uno solo ovvero il primo quello del 1992

Il Palmares
Olimpiadi (18 partecipazioni) : 15 ori, 1 argento, 2 bronzi
Senza il dream team 9 ori, 1 argento, 1 bronzo. Con il dream team 6 ori, 1 bronzo
Mondiali (17 partecipazioni ): 5 ori, 3 argenti, 4 bronzi
Senza il dream team 2 ori, 3 argenti, 1 bronzo. Con il dream team 3 ori, 1 bronzo
Campionati Continentali (9 partecipazioni) : 7 ori, 1 argento
Senza il dream team 1 argento,. Con il dream team 7 ori,
Giochi Panamericani (17 partecipazioni) : 8 ori, 3 argenti, 3 bronzi

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